L'Apprendista Stregone - By darkroxas92

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    暗いロクサス92

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    L’Apprendista Stregone


    Una fan fiction scritta da darkroxas92 sulla base della Fan Art di 8x8


     
    Come tutti i giorni, Sora era impegnato nel sistemare lo studio dopo una giornata passare a studiare.
    Sora considerava un onore essere l’unico apprendista di Aro, l’unico stregone della zona, sebbene spesso non era soddisfatto del fatto che nonostante fossero mesi che era diventato suo apprendista, Aro non gli avesse ancora spiegato nemmeno come fare una semplice magia.
    Infatti, mentre Sora era impegnato a passare la stanza con una semplice scopa, il suo maestro stava riordinando il tutto grazie all’aiuto della magia, anche se in quel momento si stava divertendo a tenere sospesa in aria una piuma.
    “Maestro, posso provarci anch’io?” chiese Sora, nella speranza che stavolta Aro glielo avrebbe permesso.
    “Uh? Sora, lo sai che non puoi ancora.” Rispose il mago.
    “La magia non è una cosa semplice. Può anche essere pericolosa. Ci vuole tempo prima di apprenderla. E soprattutto bisogna prima studiarla sui libri per poter essere in grado di usarla efficacemente. Per il momento, continua a passare il pavimento.”
    “Ma non è giusto! Tu la puoi usare quando vuoi senza farti problemi!”
    “Devi avere pazienza Sora.”
    A quel punto Sora sospirò, per poi tornare a spazzare il pavimento, mentre Aro metteva finalmente a posto la piuma, per poi fare un sonoro sbadiglio.
    “Yahwn… Che sonno, non vedo l’ora di andare a letto…” disse il mago, per poi rivolgersi a Sora.
    “Cerca di non fare pasticci mentre finisci di pulire. E miracomando, niente magia! Ok?”
    “Ok…” rispose l’apprendista, sbuffando nuovamente.
    “Fai il bravo!” disse Aro, con un tono sia da raccomandazione che da ordine, per poi andare a dormire.
    “Fai il bravo…” ripeté Sora, non appena si fu assicurato che il maestro fosse andato in camera sua. “Mi dispiace, ma stavolta non ho intenzione di obbedire!” continuò, gettando a terra la scopa. “Stavolta voglio divertirmi anch’io. E arrivato il momento che impari a usare la magia!”
    E così, deciso a compiere a tutti i costi almeno una magia, Sora si guardò attorno, in cerca del libro di Aro, dove aveva scritto tutti i suoi incantesimi.
    Non ci mise molto a trovarlo, dato che Aro, avendo fiducia in lui, lo aveva lasciato tranquillamente sulla sua scrivania.
    “Eccolo lì.” Disse tra se e se Sora. “Vediamo un pochino…”
    Sora aprì una pagina a caso, trovando così scritto:
     

    Animam donare ad rem quam vitae non habet…


     
    “Donare la vita a coloro che non la possiedono…” tradusse Sora, ringraziando in parte quelle noiosissime lezioni che aveva seguito.
    “Quindi serve per dare una vita vera e propria agli oggetti… Su cosa potrei provarlo?” continuò, guardando la scrivania del maestro, sulla quale oltre al libro si trovavano solo una candela e una spazzola.
    “La candela è meglio di no, non vorrei rischiare di mandare a fuoco la casa… Proverò con la spazzola. Dopotutto, che pericolo può costituire un pezzo di legno?” concluse, soffocando una risatina.
    Dopo aver letto e memorizzato l’incantesimo, Sora appoggiò a terra il libro e lo ripeté a voce più alta, puntando il dito verso la spazzola, che venne circondata per qualche secondo da decine di piccole stelle.
    Poi, senza nessun preavviso, la spazzola si alzò in volo, facendo così esultare Sora di gioia.
    “C’è l’ho fatta!” disse, ma non a voce troppo alta. In fondo aveva paura di svegliare Aro.
    “Lo sapevo che ero in grado di usare la magia!”
    “Ciao!” lo salutò la spazzola. “Il mio nome è Hairbrush, piacere!”
    “Ah, sei anche in grado di parlare?” chiese Sora.
    “Si. Dimmi, che cosa vuoi che faccia? Devo darti una sistematina ai capelli?”
    “Sistemarmi i capelli? No, no.” Rispose Sora, sorridendo.
    “E allora cosa?” chiese curiosa la spazzola.
    “Vedi, era da tanto tempo che volevo provare una magia, e tu sei il risultato del mio primo incantesimo. Ma tu non dovresti essere viva.” Disse l’apprendista, dicendolo con noncuranza.
    “Ed è per questo che ora devo privartene nuovamente.”
    “Che cosa?!” disse sconvolta Hairbrush. “No, non puoi farlo!”
    “Si invece. Mi basta fare così” disse Sora, ripetendo l’incantesimo contro la spazzola, ancora contento per la riuscita dell’incantesimo.
    “Argh!” urlò la spazzola quando venne colpita dalla magia del ragazzo, che però non ebbe il risultato sperato.
    “Cosa succede?” chiese Sora, perdendo un poco di fiducia in se stesso, nel vedere che la spazzola non era caduta a terra e continuava a rimanere sospesa in aria.
    “Come ti permetti ragazzo!” disse lei. “Prima mi dai la vita e poi me la vuoi togliere come se niente fosse? Ora ti insegno io le buone maniere!”
    “N-No, aspetta, parliamone…” disse Sora, cominciando ad indietreggiare.
    “Eh no, ragazzaccio!” rispose lei, cominciando a fare dei cerchi nel vuoto. “Hai fatto il cattivo? E ora… le pagherai ne conseguenze con una bella retribuzione!”
    “R-Retribuzione? S-Suvvia, non scherzare…”
    “E chi scherza?” rispose Hairbrush, per poi cominciare a correre dietro a Sora, che tentò subito la fuga attraverso lo studio.
    “Ti chiedo scusa! Ti prego, non punirmi!”
    “Oh si invece che ti colpirò!” rispose lei, senza smettere di seguirlo.
    “Allora non mi resta che scappare!” disse l’apprendista, cominciando a correre più velocemente.
    “Scappa pure, ma prima o poi ti prenderò! E a quel punto… dieci colpi non te li leva nessuno!”
    “Dieci colpi?!” chiese Sora spaventato.
    “Anzi, che ne dici di venti?”
    “VENTI?!”
    “Hai ragione, meglio trenta!”
    “Meglio che sto zitto.” Si disse Sora, senza smettere di correre.
    Ma purtroppo per lui, quella sera il destino non gli era decisamente favorevole.
    Infatti, nella sua fuga, si era completamente dimenticato di aver appoggiato a terra il libro di Aro, e quella dimenticanza li costò un volo dritto sul pavimento, con un tonfo che risuono per tutto lo studio.
    “Ahi ahi…” si lamentò Sora.
    “Finalmente ti sei fermato!” disse Hairbrush dietro di lui, ricordandoli il perché stava correndo.
    “Ora finalmente avrai ciò che meriti per esserti comportato male con me!”
    “Non farlo! Ti prego! Se non mi punirai, sarò sempre un angioletto! Lo giuro!” disse Sora, capendo che non li rimanevano altre alternative e che non sarebbe riuscito a rialzarsi in tempo.
    “Non ci penso proprio!” rispose la spazzola, con un tono che all’apprendista non diede nessuna speranza.
    E Infatti pochi secondi dopo Sora avverti il primo urto del suo didietro con la parte dura della spazzola.
    “Argh!” urlò.
    La spazzola lo colpì nuovamente.
    “Fermati!”
    Hairbrush non smise, anzi, ci mise più forza.
    “Fai male!!!”
    Ma nonostante i lamenti del ragazzo, la spazzola continuava imperterrita.
    “Argh!” urlò nuovamente l’apprendista, cominciando a battere a terra i pugni per via del dolore.
    “Allora, che ne pensi?” chiese la spazzola.
    “Smettila!”
    “Ne vuoi ancora, vero?” chiese lei, colpendolo nuovamente, ma stavolta con più forza.
    “Ti prego, FERMATI!” urlò ancora più forte Sora.
    Ormai non gli importava più se svegliava Aro, l’importante era mettersi in salvo.
    Ma nonostante Sora avesse cominciato anche a piangere per il dolore, Hairbrush non sembrava volerlo graziare.
    “È inutile che piangi, continuerò ancora a lungo!”
    “Fermati!” urlò Sora tra le lacrime. “Continuo a vedere le stelle!”
    “Fermarmi?” chiese stupita la spazzola. “Non ci penso proprio. Almeno fino a quando non avrai preso una colorazione uguale, se non migliore, a quella delle fragole, delle ciliegie o della mela di Biancaneve!”
     
    Dietro la porta dello studio, attirato dalle urla ma ancora assonato, Aro si stava avvicinando.
    “Insomma, si può sapere che cosa sta succedendo?” si chiese, senza riuscire a capire bene le urla di dolore e di pietà che provenivano dallo studio.
    Ma pochi secondi dopo lo stregone venne letteramente investito da una nuova ondata di urla e lamenti, che capì subito provenire da Sora.
    Spaventato, corse alla porta e la aprì.
    Lo spettacolo davanti ai suoi occhi lo lascio inizialmente interdetto.
    Nel suo studio c’era Sora che stava venendo retribuito da una spazzola dotata di vita propria.
    Quando Aro vide il suo libro lì vicino capì subito cos’era successo, e senza aspettare oltre, con la voce piena di rabbia, lanciò l’incantesimo sulla spazzola, che cade immediatamente a terra priva di vita, con gran stupore di Sora, che non si era accorto del maestro.
    Sora rimase sdraiato a terra ancora per qualche secondo, per poi saltare in piedi di colpo e cominciare a fare i salti di gioia.
    “Evviva! Finalmente si è fermata! Alla fine il mio incantesimo ha funzionato!”
    “QUALE incantesimo, Sora?” chiese una voce ben famigliare all’apprendista, che si accorse in quel momento che davanti alla porta c’era Aro, che stava battendo nervosamente i piedi.
    Sora deglutì. Non aveva fatto in tempo a liberarsi di una minaccia che subito ne arrivava un'altra.
    “Emh… Aro, lo so come può sembrare, ma…”
    “Silenzio!” disse lo stregone, guardando arrabbiato il suo apprendista.
    “Rispondimi: Hai finito di pulire?”
    “No, non ho finito…” rispose Sora, giù di morale.
    Aveva capito di aver deluso Aro e ora doveva prepararsi a pagarne le conseguenze.
    “Non hai usato la magia, vero?”
    “L’ho usata…”
    “Hai fatto il bravo?”
    “No, ho fatto il cattivo…”
    “Hai detto bene! Hai fatto il cattivo!”
    Sora non rispose.
    “Hai usato la magia e come ricompensa sei stato retribuito dal tuo stesso incantesimo! Volevi forse usarla come arma? E in cambio cos’hai avuto? Un colore uguale alle fragole, ciliegie e mele!”
    Sora rimase ancora in silenzio, incapace di rispondere e ancora massaggiandosi la parte lesionata.
    A quel punto Aro si calmò un pochino.
    “Come hai fatto? Hai letto il mio libro?”
    “Si, l’ho aperto a casa e…”
    “A caso?” chiese stupito Aro. “Non hai letto la regola?”
    “Quale regola?”
    A quel punto, usando la magia, lo stregone recuperò il liberò, che lievitando attraverso la stanza, atterrò tra le sue mani, aprendosi sulla pagina desiderata.
    Aro lesse ad alta voce ciò che c’era scritto.
     

    “Prima Lex Magiae: Nunquam incipe hoe quam terminare non sci..”


     
    ’Prima legge magica: non iniziare prima di aver finito di studiare…’ e io l’ho pagata con dolore e rossore…” disse Sora, mettendosi una mano dietro la testa.
    “Esattamente” rispose lo stregone, per poi far apparire dal nulla una scopa e una borsa del ghiaccio.
    “Ora torno a dormire. Non appena avrai finito di pulire potrai trovare sollievo con il ghiaccio… Ma stavolta sarai bravo?”
    “Sarò un angioletto…” disse Sora ridendo, portandosi anche l’altra mano dietro la testa.
     

    Fine


     
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    Ottoperotto... G'è bisögn cha disi artru?

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    darkroxas92



    Originalità: 5,5/6

    Fedeltà alle immagini originali: 5/6

    Originalità interpretazione dialoghi: 5.5/6

    Coerenza genere scelto: 5/6

    Originalità fatti non presenti nell'immagine: 5/6

    Lingua: 5/6

    Linguaggio: +

    Totale: 5/6 [decimale = 5.1]
    Totale con arrotondamento: 5/6

    Giudizio:

    Interessante l’idea della storia non a dialoghi, una trovata originale rispetto alle altre!
    Per quanto riguarda la fedeltà, un buon lavoro, se non fosse per un errore di distrazione… Haibrush minaccia Sora di colpirlo con 10, 50 3 100 colpi…
    Lingua molto buon, non c’è che dire, soprattutto pensando che è usata anche per legare i dialoghi fra loro, e senza scordare che è la prima volta che vine usato tale metodo.
    Forse resi un po’ lineare nel ritmo, ma in sé, la storia merita di essere letta!
    Un 5 più che meritato!

    Ottoperotto :dtv:
     
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    暗いロクサス92

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    Beh, non so cosa dire, mi fa piacere che la storia sia piaciuta.
    Sinceramente non mi aspettavo un 5, anche perché effettivamente ci sono andato leggero XD.
    cmq quell'errore è stato proprio di distrazione, non me ne ero accorto... sigh...
     
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2 replies since 5/7/2010, 20:50   312 views
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